
E’ stato sottoposto a due interventi chirurgici ma restano ancora gravissime le condizioni del bimbo di 7 mesi ridotto in fin di vita dai maltrattamenti subiti dalla propria mamma. I due tentativi effettuati dall’equipe medica guidata dal neurochirurgo Antonio Calace di porre rimedio ad una situazione clinica disperata non hanno prodotto, al momento i risultati sperati. Il bimbo, ancora in coma, continua a lottare per sopravvivere.
Le operazioni sono servite soprattutto per arrestare una emorragia cerebrale e per drenare la falda ematica sub-durale che si era venuta a creare. “Le sue condizioni sono gravi ma stabili, è in ventilazione assistita ma i medici non disperano di salvarlo”. Il neonato, quando è giunto al Policlinico “presentava fratture multiple al cranio, alle costole, alle dita delle mani, a un femore e ad un omero, oltre a ecchimosi e ferite causate da morsi e forse anche da bruciature”. Segni di una violenza inaudita procurategli dalla propria mamma, di origine brasiliana ma di cittadinanza italiana, 28enne residente a Gioia del Colle insieme al suo compagn
o, un 35enne appartenente ad una famiglia nota in città.
Un epilogo familiare che lascia presupporre nella donna la presenza di problemi psichici sicuramente non risolti. Aveva solo 5 anni quando è stata adottata da una stimata famiglia gioiese.
A 18 anni la sua decisione di voler proseguire da sola e prendere le distanze dalla famiglia adottiva, tanto da non voler avere alcun rapporto con
Neanche il legame con quell’uomo, separato, che le ha dato il figlio, su cui ha scaricato la sua rabbia repressa, a sua volta proveniente da esperienze lavorative e sentimentali non propriamente positive, parrebbe sia riuscito a dare una svolta alla sua vita. E l’arrivo di quel figlio, forse non voluto del tutto, sembrerebbe abbia accentuato la sua rabbia repressa. Una rabbia sfogata sul suo corpicino in modo così crudele e terrificante, fino al tragico epilogo di lunedì 11 agosto, quando il compagno ha deciso di portarlo al locale pronto soccorso.
Una vicenda che ha lasciato l’intera cittadinanza sgomenta e senza parole. Ancora incredula sul fatto che nessuno dei familiari, padre e nonni, si fosse accorto di nulla, pur vivendo a stretto contatto tra di loro. E’ ormai risaputo in paese che entr
ambi i nuclei familiari risiedevano in una villetta, costruita vicino all'opificio, composta da due appartamenti attigui. Su questa eventualità stanno comunque indagando gli inquirenti, si attendono ulteriori sviluppi in merito.
Nel frattempo, il Tribunale per i minorenni di Bari ha sospeso la patria potestà alla madre e al suo compagno. I giudici hanno disposto l’affidamento del piccolo ai servizi sociali e, nell’attesa e nella speranza che il bimbo si ristabilisca, ai medici della struttura sanitaria.
Il provvedimento conferma in sostanza quello di urgenza adottato dalla Procura presso il tribunale per i minorenni che aveva affidato il piccolo al personale sanitario. La madre intanto resta in carcere con l’accusa di maltrattamenti, aggravata dalle lesioni gravissime provocate al figlio.
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