“Elegie dall’inizio del mondo - Uomini e alberi”, poesia di immagini rese ancor più intense e “forti” nel silenzio che le avvolge, accarezzate dalla musica liquida composta da Mario Marinoni in collaborazione con Vanni La Guardia, tecnicamente soft, con piccoli graffi acustici che ne ricamano l’intarsio senza mai intaccarne la composta bellezza…
Un connubio suggestivo e vincente presentato al Rossini il 7 febbraio, a conferma della crescita artistica di un regista, il trentacinquenne Francesco Dongiovanni, pronto a mettersi in gioco nella scelta dei tempi lenti, da moviola, nelle inquadrature solo in apparenza ripetitive, che attraversano gli anni senza che nulla cambi, nel contenere in soli 38 minuti parte di un rito che da centinaia di anni si ripete evocando culti arborei con retaggi pagani, nonostante l’icona di San Giuliano sia imprigionata tra i rami e le foglie che adornano buoi e armenti.
Un rito antico - il Maggio di Accettura - che Mimì Notarangelo con puntuale perseveranza dal 1961 ha dapprima e per primo fotografato con la sua Comet 3 a fuoco fisso, per poi continuare nei successivi venti anni ad esserne testimone armato di cinepresa e pellicole da 8 millimetri.
Nel silenzio interrotto da un soffuso cinguettio di uccelli le immagini si aprono tra scorci di rami frondosi, sole e cielo e si concludono in acrobatiche e pericolosissime arrampicate sulla vetta di un antico leccio, sfrondato della sua chioma, ferito a morte dalle accette con tribale veemenza, scarnificato, abbracciato, scalato… Zizilone, l’uomo in camicia rossa che con audacia si dondola, caprioleggia, cavalca il tronco, diviene nell’ultimo fotogramma parte di quella natura che tenta di dominare, un piccolo fiore carmiglio tra rami e foglie.
Dongiovanni tralasciando la magia della “cucitura” tra leccio e agrifoglio, virtuale matrimonio e rito propiziatorio, si è soffermato sui volti segnati, sulle mani callose che snodano corde, su sguardi volti verso il cielo, attenti alla lunga e paziente pratica che spoglia della sua frondosa bellezza l’albero scelto, su pane affettato, su buoi bianchi e magri, come magri da sempre sono i pascoli lucani, su muli che si inerpicano su sentieri boscosi e ripidi, sul tronco domato e vinto, trascinato per 15 chilometri in processione.
I bimbi di allora sono gli uomini che oggi, con immutata perseveranza, ripercorrono boschi e tratturi, aggiogano buoi, trascinano a valle e a “nozze” il leccio più maestoso, l’agrifoglio più bello.
Un rito - lo conferma il sindaco di Accettura Nicola Buonanuova, presente alla proiezione - immutato nei secoli e solo in parte rievocato nel filmato.
“La preparazione è forse il momento più suggestivo, tutto viene fatto come una volta, a mano, senza ricorrere ad attrezzi nel 50° giorno dopo Pasqua, durante la Pentecoste.
“Mi sono ritrovato sotto il sole cocente in giornate torride - afferma emozionato Mimì Notarangelo -, accolto con un sorriso da gente stupenda, ospitale, tra l’odore del vino e l’afrore dello stallatico… ho rivissuto l’emozione di tornare ragazzo…”
Accettura è per lui un luogo di amicizia, ieri popolato da 5.000 anime, oggi scese a 2.000, come tristemente affermato da Buonanuova, pronto a promuovere il suo territorio e ad accettare la proposta del sindaco Sergio Povia, anch’egli presente, di gemellare “Davide e Golia”. Unico intervento nella serata quello di Giovanna Magistro, che si è complimentata con gli autori.
Francesco Dongiovanni nell’archivio di Mimì Notarangelo - scrittore, fotografo, corrispondente dell'Unità, scenografo, segretario della Federazione di Matera del PCI -, ha trovato una vera miniera di documenti utili alla sua mission: evocare la semplicità e la ricchezza della vita contadina, i suoi riti, la sua bucolica bellezza, già ricercata in “Densamente spopolata è la felicità”.
Il documentario, prodotto da Murex in collaborazione con l’associazione Pasolini di Matera - post produzione Vincenzo Pastore e ricerca storica Rosario Milano - è stato presentato con successo a Bologna, Matera e Roma. Dongiovanni ringrazia, infine, Marco Cardetta e Tommaso Lillo, co-produttore dell’opera.
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