“Il dolore ignora limiti e leggi”. Valter Malosti, in ‘Lo stupro di Lucrezia’. Tratto dal dramma shakespeariano dall’omonimo titolo è il secondo spettacolo, tenutosi giovedì 28 novembre, della lunga e affascinante anteprima della stagione teatrale del ‘Rossini’ 2013-2014. Protagonista è il dolore colto in una tragica notte nella quale Tarquinio, interpretato da Jacopo Squizzato, violenta Lucrezia, interpretata da un’eccelsa Alice Spisa, candidata al premio UBU 2013 come nuova attrice under 30.
Lucrezia è personaggio letterario e mitologico della prima epoca di Roma, quando la città era monarchica ed etrusca. Ed è proprio l’ultimo dei re etruschi, Tarquinio il Superbo, il protagonista di questa storia e dell’esecrabile atto di violenza che lo portò a stuprare, per la mera brama di potere, Lucrezia, la moglie di uno dei suoi fedeli servitori, Collatino, proprio mentre costui era in battaglia. Ciò portò alla rivolta del popolo contro il sovrano e alla fine dell’epoca monarchica. Tarquinio è bramoso, desideroso, totalmente invasato di lei dopo le lodi fatte dal marito Collatino, all’interno di una stravagante gara tra generali.
La violenza è messa in scena senza cautele, i due attori si muovono freneticamente sul palco: i movimenti estenuanti dei loro corpi, presto nudi, sono guidati da Alessio Maria Romano. Intanto l’intensa voce narrante, data dallo stesso Valter Malosti accomodato ad una scrivania, spia la vicenda sovrapponendosi ai due attori. È come si assistesse alla rottura di una diga e tutto affluisse irrimediabilmente. Senza sosta. Senza alcun freno. E che la furia del desiderio provocasse quel dolore che riempie la scena.
La notte accompagnata da quell’oscurità, che è stata definita caravaggesca, è protagonista assoluta. Il tutto è avvolto dalle tenebre e ombre. Non c’è luce nel dramma e l’atmosfera è gotica e austera. Alla fine il disperato suicidio suggellato dalla descrizione di un quadro di argomento troiano, in cui il sacco della città diviene la violazione della stessa violazione subita da Lucrezia. D’altronde la lunga frequentazione di Valter Malosti con l’opera in versi di Shakespeare aveva già prodotto gioielli teatrali come Venere e Adone. Con lo ‘Stupro di Lucrezia’, Valter Malosti non fa altro che confermare una sensibilità artistica non comune, e una grande raffinatezza stilistica.
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