“Un ignobile atto di bracconaggio si è verificato nei giorni scorsi in Puglia, nelle campagne di Gioia del Colle, in provincia di Bari.
Il “Comitato Si Aboliamo la Caccia” ha appreso con sgomento del vile atto di violenza perpetrato, lo scorso 22 settembre, ai danni di un cucciolo indifeso di cinghiale.
Per il piccolo ungulato, purtroppo, non c'è stato nulla da fare. L'animale, infatti, è stato raggiunto da alcuni proiettili che ne hanno letteralmente squartato la parte posteriore del corpo, sottoponendolo ad atroci sofferenze prima di dover essere addormentato.
I proiettili impiegati nella caccia al cinghiale possono uccidere chiunque
Come si evince bene dalle foto dell'animale martoriato, la portata massiccia dei proiettili impiegati normalmente nella caccia al cinghiale è tale da poter uccidere un essere umano. Al di là del fatto che, in questo caso specifico, si sia trattato di un atto d bracconaggio (dovuto al fatto che la caccia al cinghiale non risulta ancora aperta) resta, dunque, forte la preoccupazione nel sapere che boschi e campagne non possano essere considerati luoghi sicuri a causa dell’attività venatoria.
Non un caso isolato
Tale episodio va ad aggiungersi a molti altri episodi simili verificatisi nelle ultime ore in tutta Italia, a pochi giorni dall'apertura della stagione venatoria.
Domenica 19 settembre, prima giornata di apertura ufficiale della caccia, un uomo di sessantacinque anni è stato deferito alla Procura della Repubblica di Brindisi per aver abbattuto illegalmente un fagiano in un periodo non consentito, poco fuori i confini del Parco del Parco delle Saline.
Lo stesso giorno, in Umbria, nella zona del Trasimeno, un capriolo è stato rinvenuto morto, ucciso da colpi di arma da fuoco.
Sempre nel brindisino una pattuglia di carabinieri forestali di Ostuni ha intercettato e bloccato un sessantenne che aveva abbattuto illegalmente una lepre.
Si moltiplicano, inoltre, sui social, i post dei profili virtuali dei Centri di Recupero per la fauna selvatica che postano foto di animali (soprattutto volatili di specie protette) recuperati impallinati nelle ultime ore.
Molti incidenti di caccia, tragedie sfiorate e disagi
Sul fronte degli incidenti che vedono coinvolti gli esseri umani non va meglio, anzi.
A pochissime ore dall'inizio della stagione venatoria 2021 – 2022 si contano già due morti (entrambi cacciatori) e alcuni feriti anche tra chi non aveva nulla a che fare con le doppiette.
Nel veronese, un ciclista che transitava lungo la Val Tramigna è stato colpito da un cacciatore che tentava di sparare ad un fagiano in direzione della strada.
Ad Osimo, invece, Comune marchigiano, in data 22 Settembre un residente che si trovava fuori dalla propria abitazione è stato raggiunto alla spalla da un colpo partito dal fucile di un cacciatore.
Nella stessa località, nell'ottobre del 2018, fu un bambino di nove anni ad essere protagonista di un incidente di caccia che lo vide investito da una rosa di pallini al volto, alla testa e alla mano.
Ancora, nell'area dell’Appennino reggiano, lo scorso 23 settembre un cacciatore trentaduenne è stato ricoverato in gravi condizioni dopo essere stato colpito da diversi pallini al volto, alle braccia e al torace.
Il 20 settembre, nel viterbese, l'elisoccorso è intervenuto in aiuto di un cacciatore di diciannove anni, rimasto gravemente ferito ad una gamba da un colpo di fucile.
Tragedia sfiorata anche sul Pollino pochi giorni orsono: in data 16 settembre, il quotidiano “La Stampa” riportava la disavventura di una famiglia torinese in vacanza nell’aerea montana.
Nel cuore della notte alcuni uomini intenti a inseguire un cinghiale centravano il finestrino del camper su cui la famiglia soggiornava. “Un proiettile ha infranto un vetro e si è conficcato in un mobiletto, vicino al cuscino su cui dormivano i miei figli di quattro e sei anni” ha raccontato il padre di famiglia, intervistato.
Agli incidenti si aggiungono anche disagi notevoli: nel vicentino, nei giorni scorsi, un gruppo di cacciatori ha bloccato un’arteria stradale per diversi minuti, mentre tentava di rincorrere una lepre braccata e fuggita nella direzione di una strada provinciale.
Insomma, gli ormai innumerevoli fatti di cronaca parlano da soli.
Vale la pena ricordare che, secondo quanto riportato dall'"Associazione Vittime della caccia”, la scorsa stagione venatoria si è conclusa con 14 morti e 48 feriti. Di questi, 4 morti e 5 feriti erano estranei al mondo della caccia.
Un hobby pericoloso non solo per chi lo pratica
Un’attività che produce ogni anno un tale bollettino di morti e feriti non può essere considerata ludica, soprattutto quando mette a rischio la vita e la sicurezza di coloro che non hanno scelto volontariamente di essere coinvolti.
La caccia, infatti, si pratica nel fine settimana (oltre che il mercoledì), momento ideale per molti, famiglie comprese, di concedersi passeggiate in campagna, escursioni nei boschi e attività all'aria aperta lontano dalle città.
Pensare che il 99% degli italiani possa vedere compromessa la possibilità di godere della Natura per via del timore di essere vittima di un incidente derivante da un passatempo ad altissimo rischio praticato dal restante 1% della popolazione, appare fortemente discutibile.
La criminalizzazione di una fauna selvatica allo stremo delle forze
Si aggiunga, inoltre, che la fauna selvatica, “patrimonio indisponibile dello Stato” e dunque ricchezza collettiva, risulta negli ultimi tempi già fortemente provata dalle attività umane: dagli effetti dei mutamenti climatici all'inquinamento (anche da quello prodotto da plastica e piombo causato delle cartucce abbandonate a migliaia nell’ambiente), dall’erosione delle aree verdi ai moltissimi incendi che hanno devastato di recente la nostra Penisola.
Sorge dunque il dubbio che la campagna di criminalizzazione condotta ai danni della fauna selvatica, e di alcune specie in particolare, sia strumentale ad attribuire una funzione sociale ad un’attività, quella venatoria, che diventa sempre più impopolare tra gli italiani.
Sovrappopolamento dei cinghiali: la caccia non è la soluzione, ma il problema
Non è un caso, infatti, che se da un lato alcuni non perdono occasione per puntare il dito contro alcune specie, dall'altro, gli stessi, omettono sistematicamente di fare riferimento all'origine del problema.
Nel caso specifico dei cinghiali (particolarmente in voga ultimamente) è doveroso rendere noto che gli animali che spopolano attualmente in tutta la Penisola sono il frutto di un incrocio pianificato tra il cinghiale nostrano, poco prolifico e alcune fattrici dell’est Europa, particolarmente prolifiche e appositamente reintrodotte a fini venatori, circa vent’anni fa.
La caccia, inoltre, non solo è responsabile del problema del sovrannumero di questa specie, ma lo incrementa sistematicamente, andando a turbare un naturale meccanismo di contenimento delle nascite che vige all'interno dei branchi.
Questi ungulati, infatti, presentano un’organizzazione matriarcale che prevede che a riprodursi sia solo la femmina matrona, la meno prolifica, che emette un feromone che blocca l’estro di tutte le altre femmine del gruppo, più giovani e più prolifiche.
La selezione casuale operata dall’attività venatoria compromette inevitabilmente questo meccanismo naturale.
Le femmine matriarca risultano tendenzialmente le più soggette ad essere cacciate, in quanto, nella loro attività di capobranco si espongono di più nel tentativo di proteggere i piccoli e il resto del gruppo. Ne consegue che, con la morte della matrona, le femmine più giovani e più prolifiche vanno tutte contemporaneamente in estro, incrementando esponenzialmente il numero di animali in circolazione.
È proprio la caccia e la tecnica della braccata, che forza gli animali a spostarsi dal proprio territorio di origine nel tentativo di sottrarsi al proprio destino, spingendoli ad unirsi ad altri gruppi o ad attraversare aree agricole e abitate, creando così rischi, danni e disagi. Di fatto, accade, quindi, che le città si rivelano, per questi animali luoghi più sicuri dei boschi, dove resterebbero se non venissero stanati.
La selezione naturale operata dai lupi, e altri metodi scientificamente provati e non cruenti risultano essere più efficaci, sicuri ed economici.
Firma a sostegno del Referendum per l’abolizione della caccia: per la sicurezza collettiva, per l'ambiente, per la tutela del Patrimonio Comune
Il Comitato Si Aboliamo la Caccia coglie, dunque, l'occasione per rinnovare con forza l'invito a firmare a sostegno del Referendum per l'abolizione della caccia.
Si può firmare fino al 20 Ottobre, on line, (https://www.referendumsiaboliamolacaccia.it/firma-digitale/) tramite SPID (firma digitale), presso gli Uffici Elettorali di tutti I Comuni d’Italia e ai banchetti allestiti dal Comitato in moltissime città italiane.
Grazie a quanti sosterranno questa campagna di civiltà.
A Gioia del Colle tutti i sabati e domenica sera dalle 19.00 alle 22.00, in Via Roma (nei pressi della Chiesa Santa Lucia). Affrettati c’è tempo solo fino al 20 ottobre!”
Per approfondimenti:
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Salve,chiedo:"Ma via Roma non è Isola Pedonale?";Credo ...
Commenti
#Pietro, ha dimenticato gli articoli nei quali si segnalano i cinghiali che causano gli incidenti stradali e quelli dove i cacciatori scambiano per cinghiali altri cacciatori sparandoli accidentalmente. Insomma questi cinghiali ne combinano di tutti i "colori".
Vivete e lasciate vivere!
...Gusto di ammazzare. Ogni cosa viene definita come gusto di ammazzare
Anzi, proprio da coloro che si mettono in mostra per le strade del paese con queste baracchette