Sotto la volta nera di questo agosto umidiccio, il Teatro ha ripreso a vivere, a far battere il suo cuore e a scuotere quello degli altri. Dopo la brusca interruzione del lockdown, giovedì 6 agosto l’Associazione Ombre si è ripresa la scena con gentilezza, senza necessitare (o non dimostrandolo) tanto dei drappi rossi del Rossini e delle sue luci, quanto dell’aia aperta della Distilleria Cassano, che proprio la fanghiglia della pioggia ha reso impraticabile. Con «l’Iliade» raccontata da Giuseppe Ciciriello, accompagnato dalla fisarmonica di Piero Santoro, il teatro a Gioia torna a raccontare e raccontarsi.
La scelta artistica sicuramente non è casuale: prima Milman Parry, poi Walter Ong hanno rimarcato la capacità della poesia omerica di assemblare frammenti di storie, di cliché più o meno amorosi, in una fluida narrazione tramandata da poeta a poeta, da mente a mente, in una cultura ancora fortemente impregnata di oralità, di voci, di ricordi che sfuggono all’abbandono se costantemente riportati alla vita, nelle immagini delle parole. Con un pizzico di ironia dei Classici, l’Iliade in un colpo solo ha smembrato i luoghi e la loro importanza, lasciando al centro gli eroi, l’uomo e le sue emozioni, che attraverso il banchettare all’Olimpo degli dei ne incarna l’iperbole.
Ai passanti, a chi si trovava lì per caso o spinto dalla curiosità, l’Associazione Ombre ha anche offerto i risultati di un laboratorio teatrale che in poco più di venti giorni ha portato a risultati eccellenti, il primo dopo la lenta ripresa dalla pandemia, con la Regia di Mariana Borelli e la partecipazione di Federico Cazzolla, Fabiana Sirico, Saverio Notarnicola, Giuseppe Milano, Vieux Drame, Ilaria Petrelli, Silvia Romano, Alessia Lippolis, Lorella Campanale, Diletta Ludovico, Sara Fiorente, Giulia Turi e Francesco De Palma.
La performance mobile “Ilio” ha mostrato i tormenti, le pauree la nostalgia, intesa come ritorno a casa («nostos») del dolore («algos»), o anche la sofferenza per non poter fare ritorno a casa, per andare incontro a «infiniti lutti», per una guerra causata dalla (dea) discordia, dalla gelosia e dalla brama del potere, dalla vanità. «Achei» o «Troiani» non importa, l’incursione del giovane gruppo gioiese di Ombre ha portato in scena ciò che accomuna gli uomini di qualunque fazione, origine o provenienza: le emozioni, a cui Omero minuziosamente si dedica anche per Ettore il Troiano e lo straziante ultimo saluto alla moglie Andromaca.
Questa chiave di lettura, resa esplicita da Mariana Borrelli al termine della Festa (i momenti prediletti per il Teatro classico) rappresenta non l’onore delle armi, codice cavalleresco di stampo cristiano-medievale, ma il rispetto per l’essere umano, nella sua interezza, dimensioni corporea e spirituale, la cui appartenenza prescinde dal riconoscimento dell’egual diritto ad esistere che gli è dovuto, sin dalla nascita.
Molto apprezzata la narrazione monodica di Ciciriello, accompagnata dalla suggestiva voce della fisarmonica di Piero Santoro, che ha incatenato il numeroso pubblico, tenendo alta l’attenzione, con lusinghieri commenti a fine esibizione.
“Questa sera ho assistito ad un “riassunto” dell’Iliade recitato in maniera magistrale e ho finalmente riassaporato, dopo tanti mesi, il vero teatro…” ha commentato Marica Colaninno.
E mentre la vita riprende a scorrere, il teatro gioiese illumina le sere d’estate. [foto di Giuseppe Procino e della Redazione]
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Il resto andava bene solo per i selfie.