Nasce prima il segno o la parola? E se fossero nati nello stesso istante, nella notte dei tempi? E se fossero proprio loro, quella scintilla di divina creatività che ha dato “fuoco” all’evoluzione, quell’innesco che ha permesso all’umanità di esprimersi, comunicare e mettersi in relazione e correlazione con sé stessa e l’universo?
La primogenitura del tratto, sottolineata nel titolo, non esclude ma sottende l’importanza della pluralità delle parole, del “verbo” pensato, tradotto in suoni ed ascoltato ancor prima che scritto, tanto da portar d’istinto ad invertire “i fattori” nella certezza che la cifra stilistica non cambi.
Queste le domande scaturite osservando e leggendo “Dal tratto alle parole”, un’opera d’arte e poesia in cui le parole usate come scalpelli - quelle di Nicola Vacca - segnano, scavano, scarnificano, creano chiaroscuri e profetiche visioni complementari alle creature di luce e poesia cui dà vita Mario Pugliese con pochi e decisi tratti e qualche zona grigia, metafora di dolorosa introspezione.
Linee essenziali, poche lapidarie parole, un’intera vita.
Duettano versi e segni, silenzi e luci, denunce ed assoluzioni. Diversa prospettiva, diverso linguaggio, un unico intento: promuovere poesia ed arte all’interno di una sfida editoriale indipendente - quella de “I quaderni del Bardo Edizioni” di Stefano Donno - per ricordare chi il ‘900 lo ha scritto e vissuto da protagonista, attraverso cammei di essenzialità.
Con “L’intuizione è nelle cose che nascono. La tristezza è crudele perché non tutto mette radici nel vero […]” lo sguardo di Cioran per primo torna a ferire il lettore con affilata lucidità.
“Il mestiere di vivere è un destino che non evita gli attraversamenti…” e le stimmate di Pavese tornano a sanguinare. Ed ancora il vuoto della stanza di Virginia Wolf - una delle tre letterate ricordate nel libro - in cui l’anima si strugge e distrugge.
Infine Alda Merini con “la sua poesia di assoluti e follie disegna labirinti…” in cui ancor oggi smarrirci, gli stessi - ricordando Borges - nei quali “[…] stiamo bene […], perché il mostro che abbiamo dentro è l’incubo peggiore che ci seduce.”
A questi letterati e poeti, a Federico Garcia Lorca, Fernando Pessoa, Italo Calvino, Albert Camus, Edgar Allan Poe, Charles Bukowski, Wisława Szymborska, Simone Weil, Marcel Proust, Boris Pasternak e John Fante, Nicola e Mario dedicano il loro talento e, come tutti gli artisti, ne reinterpretano l’essenziale, cogliendo quei salienti, densi tratti semantici che nel poco racchiudono il tutto. Un riferimento all’opera, al vissuto, al dolore, icone di parole e liturgia del segno…
Tante altre parole sono state dedicate a quest’opera. Parole che hanno creato correlazioni e confronto, colto il detto e il non detto - a tratti anche il metafisico -, a firma di Alessandro Vergari e Pino Scaglione. Parole che a loro volta arricchiscono ed impreziosiscono l’opera di contenuti critici di spessore.
Intrigante anche la grafica, rigorosamente in bianco e nero con poche concessioni al grigio, per ricordare i gradienti espressi da entità cromatiche che contengono e respingono tutti i colori, anch’essi metafora di relazioni e di vita.
Arte che torna anche nel progetto grafico e nell’impaginazione curati da Mauro Marino. In un libro di dimensioni contenute, all’interno di un quadrato “quasi” perfetto nella sua geometrica, imperfezione, una enorme P e l’abbozzo di un volto, quello di Pasolini, disegnato con simboli, numeri e lettere. Frammenti lessicali di segni sottratti ad altre scienze ed assurti ad arte vestono l’opera di originalità ed eleganza senza “sminuirne” la vis. L’impressionante peso specifico di questo piccolo e maneggevole testo, non trova facile confronto, anche perché tassello di un più ampio mosaico letterario che germina nel Fondo Verri in quel di Lecce. Qui vengono incubati gli scritti di una comunità di letterati in pochi mesi già accreditata ed assurta nel gotha dell’editoria di qualità grazie all’impegno di Nicola Vacca e degli altri autori e critici che credono e investono in cultura.
Ed è a Lecce, nel Fondo Verri che “Dal tratto alle parole” viene presentato in prima assoluta il 20 maggio da Alessandro Vergari e Mario Pugliese per poi, in seconda battuta, incontrare Gioia nella Librellula il 7 giugno, ore 19:00, insieme a Mimma Faliero, Stefano Donno, Giuseppe Scaglione e Mario Pugliese che a coloro che acquisteranno il libro donerà un suo disegno in seconda pagina.
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