“Venerdì 9 febbraio è la Giornata mondiale della lingua greca, voluta fortemente dal governo greco per esprimere a tutto il mondo il contributo imprescindibile dell’idioma ellenico nella formazione della cultura occidentale. Il tema della Giornata è “Le parole dei Greci”, che si presta a essere declinato in modalità diverse nei Licei classici italiani. È una preziosa occasione per comunicare e valorizzare i legami del mondo contemporaneo con la cultura greca antica. Nel Liceo in cui insegno, a Gioia del Colle, ogni classe è stata invitata a riflettere e a scegliere una parola greca in cui si riconosce ed esporla sul limitare dell’aula. E’ un gioco che invita a fermarsi e a porsi fuori dal brusio indecente della modernità per entrare in sintonia con i Greci e scoprire tutto un mondo di parole, che dal greco sono passate nel vocabolario italiano. C’è chi si identifica nel θέατρον dal verbo θεάομαι, “io guardo, osservo”, il teatro, che è nato in Grecia. Fare teatro implica un atto perentorio di cambiamento di stato, di μετάστασις che può, se si vuole accettare questa rivoluzione, dirigere il senso della propria vita. Altri, magari cinefili, sceglieranno il cinema, parola che deriva dal greco, κίνημα è il movimento, il verbo κινέω indica il mettere in moto. Agli inizi del Novecento il critico Ricciotto Canudo, nato a Gioia del Colle, definì il cinema la “settima arte”, un’arte in grado di scatenare l’immaginazione degli uomini unendo l’estensione dello spazio e del tempo, la magia delle immagini con le suggestioni attinte, poi, dalla musica e dalla parola. Una sintesi mirabile che continua ancora nel presente a offrire emozioni fortissime.
Si vorrebbe vivere nell’estasi dell’entusiasmo e tocca assaporarla, anche se per poco ed estasi proviene dal greco ἔκστασις e indica l’azione dell’uscire fuori di sé tipico della sfera magica. Un movimento irrazionale che esalta la propensione umana a esplorare zone altre dal sé usuale e quotidiano. Anche la parola entusiasmo è di origine greca ἐν θεός, rivela una condizione straordinaria in cui il dio abita nell’uomo e lo colma di un’ebbrezza contagiante.
Le parole quando sono usate dai Poeti rimangono per sempre; dopo millenni Omero, Esiodo, Sofocle ed Euripide vengono letti e ammirati perché parlano al cuore e alla mente di ogni uomo civile e sensibile. La dimensione di uomo che faccia i conti con i suoi molteplici aspetti di bene e male insiti in ognuno la letteratura greca per prima ne ha rappresentato una galleria variegata. Per raffigurare la condizione dell’uomo, che i Greci hanno colto in ogni sfumatura, ho scelto i versi del sommo Pindaro della Pitica VIII:
Esseri della durata d'un giorno. Che cosa siamo? Che cosa non siamo?
Sono versi che illuminano con sapienza e acume ricordandoci che siamo sogno di un’ombra”.
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