Dopo otto anni di salotti letterari, eventi culturali, poesia, arte, musica, serate di beneficienza e persino sfilate di moda, Spazio UnoTre in via Barba, 13 chiude i battenti. Una scelta di certo sofferta, ma Mario Pugliese la sua sfida l’ha vinta. Il centro storico è rinato anche grazie al suo impegno ed alla sua creatività. Con Artensione, Sergio Gatti, Antonella Lozito che lì hanno bottega e tutti gli artisti che si sono avvicinati, ha segnato un’epoca e condiviso il suo “spazio” con chi aveva sete di cultura negli anni più ”neri” per Gioia, incubando belle realtà che continueranno a crescere. Per ogni ciclo che si conclude, c’è un nuovo inizio. Mario è un guerriero, non si arrende, continuerà a stupirci, di questo ne siamo certi.
Grazie, Mario per le tante opportunità e lo “spazio” che a tutti hai concesso con generosità, per i poeti, gli scrittori, i musicisti famosi ed esordienti e le tante iniziative ospitate anche nei giorni festivi, rinunciando al riposo. In questi otto anni abbiamo seguito puntualmente tutti gli incontri prima sul bimestrale “la Piazza”, poi su GioiaNet e da quattro anni anche sul settimanale “La voce del paese”, scrivendo insieme a te “pagine” culturali che resteranno nella storia della città e che l’hanno aiutata a crescere.
E poiché anche noi non ci arrendiamo, attendiamo che tu riapra i battenti con uno nuovo spazio rivisitato, pronto a sfidarti e sfidare il mondo! Ad maiora!
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La sera del 28 settembre, nell'accogliente salotto letterario di Spazio Uno Tre, si è svolto il 52° incontro durante il quale, Giacomo Leronni e Margherita Quieto, hanno presentato il romanzo "Il giardino dei cosacchi" dello scrittore e giornalista olandese Jan Brokken.
L'opera è incentrata sull'amicizia tra Alexander von Wrangel e Fëdor Dostoevskij.
Siamo a San Pietroburgo nel 1849 e Fëdor Dostoevskij è davanti al plotone d’esecuzione, accusato di un complotto contro lo zar. Solo all’ultimo momento viene risparmiato dalla morte e deportato in Siberia. Il ventenne Alexander von Wrangel, barone russo di origini baltiche, ricorda bene la scena quando qualche anno dopo è nominato procuratore della città kazaca dove Fëdor sta ancora scontando la pena, nella logorante attesa della grazia. Tra i due nasce un'amicizia fatta anche di confidenze amorose. Sono innamorati di due donne sposate: il giovane baltico della femme fatale Katja, e Dostoevskij della fragile ed eternamente infelice Marija. Confidenti e compagni di sventura, Fëdor e Alexander si aggrappano uno all’altro come a un’ancora di salvezza nella desolazione siberiana.
Jan Brokken, scrive la biografia di Dostoevskij basandosi su lettere, appunti e memoriepubblicate dai familiari dei due protagonisti. Ha consultato documenti presso Istituti, Biblioteche, Enti e Musei Dostoievskij di San Pietroburgo, Mosca, Semipalatinsk.
L'autore traccia un ritratto intimo di Dostoievskij, presentando un uomo esiliato e tormentato e risorto grazie alle sue forze. Il giardino dei cosacchiè una biografia romanzata, che approfondisce gli aspetti storici tra il 1849 e il 1860 in Russia, scandaglia la psicologia del protagonista e cancella tanti luoghi comuni intorno a un uomo tormentato, in lotta con l’epilessia, con i debiti, con le pene d’amore e con la mancanza di libertà. Dieci anni per liberarsi definitivamente dalle catene e riottenere i suoi diritti.
Il romanzo è reso molto interessante in quanto racconta dell'amore dell''800 russo non più da un punto di vista femminile bensì da quello di due uomini.
Nel corso del dibattito sul romanzo, la prof.ssa Piera De Giorgi ha sostenuto una interessante tesi.
«I russi sono dei nostri padri putativi. Nel libro ho notato questo ritratto dei due uomini che l'autore ci vuole presentare e una certa difficoltà da parte sua nel voler dire e non voler dire e il voler prendere parte della vita e della tragedia umana di Dostoievskij. Occorre anche considerare che la grandezza degli autori russi sta nella loro capacità umana di vivere il disagio degli altri. La capacità umana di andare oltre il visibile. Andare a scovare anche nell'animo dei più terribili assassini un barlume di umanità».
«La capacità di Jan Brokken - ha continuato la prof. De Giorgi -, è stata quella di voler mettere in evidenza quanto Dostoievskij non fosse un santo, ma è nel vedere l'uomo anche con le sue piccole debolezze, l'incapacità di dire no».
L'autore scrive: «Un russo vive in dissidio costante con la Russia altrimenti non è russo, toglietegli però la Russia e morirà di morte lenta». [foto Cataldo Liuzzi]
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Commenti
La Redazione
E chi ha parlato di colpe? Mettersi sempre sulla difensiva anzichè cercare di capire le motivazioni che portano a simili decisioni non è per nulla positivo. Abbiamo parlato di attenzioni, di difesa di realtà culturali, artistiche e sociali che hanno portato, portano e porterebbero lustro a questa cittadina. Realtà fin troppo abbandonate a se stesse. Niente di più. Non si ha l'intenzione di farlo? Che lo si dica, apertamente e con franchezza, in modo strasparente. E' così difficile capirlo?
Buona giornata
La Redazione
Le Associazioni, soprattutto quelle che non hanno fini di lucro, che operano attivamente e con ottimi risultati per il bene culturale, artistico e turistico e sociale della città, andrebbero incoraggiate e sostenute non solo utilizzate. Senza questi aiuti amministrativi non potranno mai resistere a lungo, nonostante gli sforzi profusi dai tanti cittadini e artisti volontari che vi fanno parte.
Saluti
E pensare che quelle iniziative e quelle manifestazioni, avevano trasportato l'eco di quelli eventi, e quindi di Gioia del Colle, anche fuori dai confini della nostra città.
Ma, così come ricordava ieri il prof. Rocco Fasano nell’incontro che si è tenuto nell’Aula Magna delle scuole elementari Mazzini il 31 settembre u.s., per altro anche quella struttura e tante altre di quell’epoca potrebbero facilmente essere dichiarate NON A NORMA (vedi per esempio le porte delle aule che si aprono tutte all’interno delle aule stesse, non facilitando l’evacuazione degli scolari in caso di incendio, mancanza di adeguata protezione alla finestre sia del pianterreno che dei piani superiori (nella Mazzini che alla San Filippo Neri), a palazzo San Domenico e altri edifici di proprietà del comune; TUTTO E’ EX per cui, chi per un motivo chi per un altro, ha distrutto quella che era la memoria storica e concreta della Città, e quindi conseguentemente, parlando di quelle opere, diremo: Ex Mercato coperto, Ex Piazzale della stazione, Ex via Roma o Ex via della stazione, Ex passaggio a livello di via Dante, Ex scuola media Losapio (pace all’anima Sua il quale, sa con chi prendersela; certamente non con il cittadino che subisce passivamente e non perché al cittadino non gliene frega niente, ma, perché, le Associazioni di categoria, i Sindacati, i partiti di politici di opposizione, non si fanno portavoce della Città e non si permettono neanche loro di intervenire e di organizzarci (Tutto tace e langue).
Quindi poveri noi che siamo caduti nelle mani di questa amministrazione e non solo; ma anche con altre precedenti amministrazioni.
L’unica volta che potremo essere fieri come, è l’aver sventato l’apertura di una discarica a Monte Sannace; e quindi, quel sito, fortunatamente non sarà mai chiamato (e io me lo auguro) EX monte Sannace.
Grazie prof. Fasano