“Venerdì, 25 novembre alle ore 21 la prosa della stagione teatrale del Rossini viene inaugurata dal capolavoro di Manfred Karge “Max Gericke” interpretato dalla splendida Elisabetta Pozzi - Premio Duse alla carriera, insignita del Premio David di Donatello e di quattro Premi Ubu -, tradotto e messo in scena da Walter Le Moli. Sabato - 26 novembre - alle 11.30 l’attrice incontrerà gli studemti del “Virgilio” nell’aula magna del liceo Classico.
La storia, scritta da Manfred Karge a partire da un fatto vero, è semplice e complessa: negli anni bui e difficili della Repubblica di Weimar, una donna si sostituisce al marito gruista morto, per non perdere il posto di lavoro. Veste i suoi panni, si fa uomo, pur di mantenere l’incarico al cantiere. Come “Max” questa donna passa quaranta anni: la troviamo nella sua piccola stanza, di fronte a un televisore, che trasmette un vecchio tango di Kurt Weill. Eccola là, a ripercorrere tutta la sua esistenza.
La trama è ispirata ad un fatto realmente accaduto.
Ella trascorre la vita da ermafrodita proletario, trasformandosi in un personaggio la cui ambiguità sessuale è tragica e paradossale Nella solitudine della sua stamberga di pensionato Max Gericke, sprofondato in poltrona, si lascia andare all’onda dei ricordi fino a svelare il grande segreto della sua vita. Dagli abissi profondi di una solitudine esistenziale, Elisabetta Pozzi, estrae i brandelli dolenti di una sepolta femminilità raccontando e rimpiangendo un universo al femminile tenuto accuratamente nascosto per tutta una vita.
Il monologo sconvolge ed affascina il pubblico per i suoi molteplici livelli di lettura quali il tema del doppio, i rapporti uomo-donna, l’identità negata, la violenza che permea i rapporti sociali.
Un capolavoro senza tempo che a più di dieci anni di distanza dall’ultima messa in scena viene ripreso con la stessa straordinaria protagonista.
“Mi vengono i brividi a pensare che al di là di certi dettagli relativi alla situazione della Germania, – dice Elisabetta Pozzi – tutto quello di cui parla Max è veramente di un’attualità e di una forza straordinaria.” Nelle parole di Karge si agita il complesso tema della violenza della società capitalistica, che spoglia l’individuo non solo della libertà e dei diritti economici, ma anche e soprattutto dell’identità.”
Max Gericke è una grande prova d’attrice: in sintonia con la violenza della materia Elisabetta Pozzi rinuncia al proprio volto naturale deturpandosi con il trucco fino a divenire la maschera che a Ella è imposta dalla crudeltà delle storia umana e che non si può più togliere”.
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