È dedicato all’artista nativo di Gioia del Colle, Iginio Iurilli, il terzo incontro – avutosi, presso il foyer del teatro comunale ‘Rossini’, nella serata di lunedì 14 marzo – della rassegna dal titolo ‘Come fiori’, dedicata all’arte visiva e organizzata da Pierluca Cetera con la collaborazione dell’associazione, ‘Sic! ProgettAzioni Culturali’, e ‘Palazzo Romano Eventi’.
Un artista che, nella sua sperimentazione, non si è mai posto dei confini sia nei materiali scelti che nelle tecniche usate: “Picasso, secondo me, è un pittore che non si è mai posto dei limiti sia per un aspetto puramente tecnico che per uno concernente i materiali […]. Anch’io ho cercato nel mio percorso di non pormi mai dei limiti […]”, in questi termini si esprime lo stesso Iginio Iurilli.
Si parte, infatti, dall’originale scelta figurativa basata sulla tematica ecologica, con la consequenziale attenzione al degrado urbano ed extraurbano, per poi passare ad un periodo, cosiddetto antropologico, durante il quale riporta in vita tutta una serie di giochi che appartenevano alla sua infanzia. Il gioco della cerbottana, ad esempio, è riproposto in un cubo ludico, dato dalla tecnica del dripping, colorazione utilizzata dal pittore statunitense Pollock. “Dal 1976” – continua l’artista barese – “ho smesso di fare il pittore e per tre anni non ho fatto nulla. In quel periodo, però, si sviluppò una moda che andava verso le tradizioni popolari, ed è in quell’ambito che pensai ai giochi della dimensione infantile […]”.
I materiali utilizzati sono molteplici: legno, acciaio, lame e cartapesta. Vi è nelle opere di Iginio Iurilli una plasticità capace di farle vibrare. La cartapesta è utilizzata proprio per raggiungere un volume accentuato: una serie di opere, dove dall’elemento floreale arriviamo ad uno antropomorfo e sessuale. Grande è la forza inquietante della sequenza di piatti in cui vi sono le lische di pesce, e grande è la forza evocativa dell’opera scultorea, ricoperta di sale, realizzata a Polignano, presso cala Paura, in occasione del Premio Pino Pascali. Iurilli passa così definitivamente dalla espressività bidimensionale della tela alla sfera tridimensionale della scultura e, dopo il lungo periodo di sperimentazione di tecniche e materiali diversi, realizza i primi bassorilievi in legno intagliato ricoperti non solo di sale, ma anche di polvere di marmo o sabbia di deserto, fino ad arrivare ai meravigliosi grandi ricci. “Mi piace l’idea che si possa entrare nell’opera d’arte. Mi affascina l’atteggiamento ironico e il pensiero di poter unire due mondi lontani, come quello dell’ironia e dell’inquietudine […]”.
Di certo l’artista barese Iginio Iurilli è capace di esercitare una forte fascinazione sui presenti che, durante l’incontro, sono immersi nel suo mondo colorato e plastico. [foto Mimmo Castellaneta]
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