Torna al Rossini il 4 febbraio Pino Dentico con “La peste che di necessità deve piombare…”, “La follia, veleno letale che tutti e ogni cosa pervade come peste immonda, la follia del sangue che ritorna e della storia che si ripete…”.
Riportiamo alcuni stralci tratti dall’articolo pubblicato su “La voce del paese” dell’8 ottobre 2015, in occasione della “prima” ad Acquaviva.
“Seconda scena, terzo atto… cinque attori sul palco, dodici quadri, sangue, fuoco, acqua, morte, dolore, melodie che colmano silenzi colpevoli e scandiscono i tempi di una recitazione di altissimo pathos, pregna di shakespeariana drammaturgia.
“Giulio Cesare” evocato dalle orazioni di Antonio - interpretato con eccezionale bravura da Tommaso Procino - nella liturgia del teatro assurge a nuova vita e sconfigge la morte celebrandola.
Vincente la scelta di una scenografia scarna, a tratti minimale e dell’assenza di costumi di scena.
E’ un suono antico, che sembra giungere da lontano, ad aprire la rappresentazione. Le parole sferzano, riecheggiano e simili a stilettate scolpiscono immagini che tornano nei quadri, nel sangue che scorre fino a inondare mente e cuore, nella follia delle idi di marzo e di un potere cannibalizzato che nutre e si nutre di sé stesso. Altre parole scorrono nei video ed aprono ferite che il tempo non sa più cauterizzare.
[…] Pino Dentico torna alla regia dopo venti anni, ed ancora una volta emoziona e sconvolge i presenti. La poesia di cui il dramma è intriso, si aggruma nella cornice di dodici quadri che si sgranano in un percorso circolare.
Interludi d’arte musicati a volte “ad arte” a volte in volute, irriverenti distonie, proiettano sullo schermo - scenografia virtuale - Hieronymus Bosch, la nave dei folli, l’inferno, le combustioni di Alberto Burri, Michelangelo, Fontana e le sue “Attese”, Kubrik, Magritte, Caravaggio, il “Cristo morto” di Mantegna, Casagemas nella bara di Picasso e Giulio Cesare.
Preziosi e suggestivi gli intarsi poetici, anch’essi scelti e pensati per creare intorno al “Giulio Cesare” di Shakespeare un’aura di attualità che al contempo lascia intatta la sacralità della morte, glorificata nell’essenzialità ruvida, a tratti spigolosa di una trama frammentata e ricomposta in pixel di geniale originalità.
Con la complicità delle musiche di Michele Jamil Marzella, Eddy De Fanti, Philip Glass, Stephan Micus, Wim Mertens, Mike Oldfield, Arvo Pärt e Steve Reich, Mimmo Ferrante costruisce un dramma video-virtuale che si innesta con sapienza nel contesto scenico, catturando l’attenzione del pubblico senza interrompere la tensione recitativa.
[…] Nei versi di Costantino Kavafis declamati da Tommaso Procino, si raggiunge l’acme sfiorato nel parossistico ritorno sui dettagli del Cristo morto tra musica e parole.
Questo l’esordio dell’Accademia degli Sfollati, nata intorno e per questo progetto teatrale.
Pino Dentico nel presentare gli attori Marilena Colafemmina (Porzia), Roberto Fatiguso (Casca, Flavio), Peppino Paciolla (Cassio e Marullo), Tommaso Procino (Antonio) e Toni Vavalle (Bruto), narra la genesi della scelta del nome… “Alcuni venivano da esperienze, luoghi fisici e mentali distinti se non distanti… viviamo la condizione di migranti e vivendo una condizione di passaggio, non possiamo non sentirci vicini a chi intraprende viaggi senza ritorno e sentirci sfollati...”. Un'opera teatrale assolutamente da non perdere! [Foto Nunzio Ponte]
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