"La vita è un dono che va condiviso ad ogni età": questo il messaggio con cui venerdì, 30 ottobre, in occasione dell'inaugurazione del XIV Anno Accademico dell'Università della Terza Età e del Tempo Libero di Gioia del Colle, lo scrittore e giornalista della RAI TV per la sede pugliese, Enzo Quarto, ha salutato il caloroso pubblico riunito nel chiostro di Palazzo San Domenico.
Come ricordato in apertura dalla presidente Giovanna Viterbo, l'ospite, facente parte del comitato scientifico dell' UTE - centro di studi e ricerche affiliato all' AUSER (associazione di volontariato e di promozione sociale, impegnata nel favorire l’invecchiamento attivo degli anziani e valorizzare il loro ruolo nella società) - e coautore, insieme a Michela Romita, del volume "Natale è... Gesù che nasce a Bari" - libro del 1994 che denuncia la condizione dei bambini nei quartieri cosiddetti a rischio di devianza - oltre che padre di poesie, libretti musicali, del romanzo "Le figlie di Federico" edito da BESA nel 2004, è fortemente impegnato nel sociale, propugnatore di un "social-umanesimo", di ispirazione Cristiana, atto ad assicurare la centralità dell'uomo in quanto individuo, nel rispetto dei principi della libertà, della tolleranza e della solidarietà.
Intervenendo sul delicato tema de L'urgenza del dono nell'ora della crisi - assolutamente ad hoc per una ONLUS culturale a carattere solidale - alla domanda se, in una società come quella attuale, segnata da un accentuato individualismo, narcisismo, egoismo, ci sia ancora posto per l'arte del donare e donarsi, il dott. Quarto sostiene: "Il dono è gratuità, è donarsi come in dono abbiamo ricevuto la vita. Stiamo vivendo un periodo di profonda decadenza poiché ormai al primo posto mettiamo il valore economico delle cose."
La questione, dunque, non risiede nella perdita dei valori, ma nella sostituzione della scala degli stessi.
A detta dello studioso, infatti, oggi giorno sarebbe andata perduta l'idea della comunità, ancora fervida sino ad un cinquantennio fa, in un processo che trova le sue radici nel fenomeno dell'industrializzazione con il cambiamento della società da contadina ad urbana e con lo svilimento del momento del ritrovo e della condivisone familiare al termine delle estenuanti giornate lavorative.
Un'autentica chiave di volta, in senso negativo - precisa il giornalista- è stata segnata da quella che viene definita "dittatura della pubblicità e del marketing", paradossale e nocivo sistema democratico che, incidendo fortemente sull'emisfero della emotività, ha ridotto l'uomo a mero consumatore di un mondo totalmente mercificato.
Un indiscusso cambiamento antropologico che ha finito per negare l'identità storica di ognuno, tradendo la nostra natura umana, stricto sensu.
"Abbiamo iniziato a non condividere e scambiare più tra noi sentimenti ed esperienze di vita - continua Quarto -; abbiamo svuotato la nostra umanità, allontanandoci dalla relazione con il prossimo."
Ma è chiaro: il dono prevede relazione. Ed ora, come non mai, urge donare l'ascolto e la parola, in modo gratuito.
Solo attraverso la gratuità è possibile rimettere insieme ragione e sentimento ed è questo l'indirizzo educativo più forte da consegnare alle nuove generazioni per cercare di ripartire.
"Se non formiamo al momento etico-umano della condivisione - afferma l'ospite - non ci sarà futuro. In questo senso il passo più importante spetta agli anziani i quali, portatori del senso della vita, devono dialogare con i più piccoli.
In un mondo, quello contemporaneo, permeato dal folle concetto dell'autoreferenzialità, diventa impellente il dono gratuito: il dono di sé, del proprio tempo, del proprio sapere.
Occorre, in definitiva, mirare ad un Nuovo Umanesimo.
Sulle note de Libiamo ne' lieti calici, tratto da La Traviata di Giuseppe Verdi; Imagine di John Lennon e La libertà dell'indimenticato Giorgio Gaber - superlativamente eseguiti dal coro dell'UTE, diretto dal Maestro Lorusso e accompagnato al piano dal Maestro Tigri - si è conclusa una serata, ricca di suggestivi momenti di arricchimento e condivisione. [foto Mario Di Giuseppe]
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