Serata dedicata a grandi suggestioni artistiche, quella tenutasi durante la serata dell’11 agosto, presso la Masseria Santissimo, sita in SP 104 per Laterza km 3620 (Gioia del Colle). Una serata organizzata dalle associazioni ‘Pleroo Disign’, presieduta da Claudio De Leo – nonché ottimo padrone di casa – e Spazio Unotre.
Ospite della serata il musicista e paroliere milanese Vincenzo Costantino, meglio conosciuto tramite lo pseudonimo Cinaski. Un artista poliedrico, che vanta collaborazioni importanti, come quella con Vinicio Capossela, con il quale ha scritto il libro ‘In clandestinità’, edito da Feltrinelli, nel 2009. Interessante anche la sua prima raccolta di poesie – pubblicata nel 2010 – dall’emblematico titolo ‘Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare’.
Uno sguardo dotato di acume critico, in grado di raccontare miraggi di quotidianeità, attraversati da scissioni. Chinaski pubblica, inoltre, nel 2012 il suo primo album: ‘Smoke, parole senza filtro’: diciotto brani musicati da Francesco Arcuri, Simone Cristicchi, Folco Orselli e lo stesso Vinicio Capossela, per citarne alcuni.
Un bellissimo recital-concerto – le cui musiche sono state affidate al chitarrista Gnut – che ha affascinato il pubblico della splendida location Masseria Santissimo. L’incipit è dettato dall’osservazione di una mancanza di civiltà e dignità legata al nostro Paese. “Sembra quasi che tutto funzioni meglio dalle altre parti […]”, così recita Cinaski. “Mia nonna dice che lì funziona tutto meglio, perché hanno gli occhi azzurri e vedono tutto azzurro […]. Ma noi siamo quelli di cui dovremmo indignarci”.
L’autore milanese, in un incalzante monologo, si chiede dove sia la dignità quando voltiamo lo sguardo dall’altra parte, dove sia la dignità di una femminilità, che, grazie ai media, è diventata merce di scambio, dove sia la dignità di un titolo di studio acquistato all’ingrosso. Chinaski fa riflette l’uditorio e volge lo sguardo all’essenziale. A ciò che suscita il suo interesse: “M’interessa l’arrivo e il ritorno, ma soprattutto il mentre […]”.
Nelle sue parole c’è la malinconia di un’assenza, ma anche l’ironia di chi sa non fermarsi e guardare oltre. Un recital di canzoni e letture, che parte dalla prima raccolta poetica e dal primo disco di Vincenzo Costantino, e arriva alle influenze della beat generation e del postmodernismo. Un recital che diventa dialogo interiore, attraverso il quale lo scrittore milanese riesce a rendere pubblici i suoi vizi, i suoi peccati e a renderli condivisibili, per far sì che la parte oscura della vita di un uomo venga raccontata, e non celata.
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